
L’importanza del clima nella coltivazione della vite.
Macroclima e microclima.
L’ambiente rappresenta l’interazione di tutti i fattori pedoclimatici che agiscono sullo sviluppo della vite e sulla composizione chimica del vino.
Si distinguono: un macroclima, che consiste nella combinazione di fenomeni di grande scala quali la latitudine, le grandi masse d’acqua, le montagne, le pianure (clima continentale, mediterraneo, alpino…) e un mesoclima, frutto di azioni di scala più ridotta, quali l’esposizione e l’altitudine, legate alle caratteristiche del paesaggio.
Il microclima, invece, è il risultato dell’interazione tra la forma d’allevamento e il clima circostante e si limita allo strato di atmosfera prossimo alle foglie e ai grappoli. Quest’ultimo risulta dunque fortemente condizionato dalle scelte del viticoltore e assume un ruolo molto importante nella qualità dei microcostituenti del mosto (aromi e materia colorante).
Come per tutte le specie erbacee coltivate, anche per la vite esistono sia un “limite botanico”, oltre il quale la pianta non può vivere in quanto non vengono soddisfatte le sue esigenze minime di temperatura, luce o disponibilità idrica, sia un “limite economico”, che rende la produzione dell’uva non conveniente a causa degli eventi climatici (gelo invernale, elevata umidità dell’aria, siccità estiva).
In Europa il limite botanico alla coltura della vite è rappresentato dal 47esimo parallelo di latitudine nord, oltre il quale o le temperature estive sono insufficienti a garantire un’adeguata maturazione delle uve, o le minime termiche invernali sono letali per la pianta. Il limite meridionale, invece è segnato dal Mediterraneo: al di là tra l’equatore e il 20esimo parallelo, la vite non può vivere, o meglio, avrebbe una durata molto breve, in quanto vegeterebbe e fruttificherebbe senza interruzione e andrebbe soggetta a gravi attacchi parassitari.
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