
La Sicilia di nicchia: l’Etna e le Isole Eolie
La vite del vulcano e del mare
La viticoltura della zona etnea ha origini antichissime, ma è soltanto a partire dal XVII secolo che inizia ad assumere proporzioni rilevanti. La viticoltura era particolarmente incentrata sulla produzione di vino ad uso locale; solo dopo la crisi economica degli anni ’70 si crearono le condizioni per lo sviluppo di una vitivinicoltura moderna il cui obiettivo era quello di ricercare la qualità in vigna e in cantina.
Sui versanti vitati del vulcano si trovano i terrazzamenti realizzati con muri a secco. Sul versante meridionale si trovano i vigneti più impervi, mentre dal versante nord nascono i rossi migliori della Doc “Etna”. Le città produttrici in questa zona sono: Linguaglossa, Castiglione di Sicilia, Piedimonte, Pedara, Milo, Randazzo, Sant’Alfio, Riposto, Trecastagni e Zafferana Etnea. I vitigni coltivati sono il Catarratto, il Carricante, la Malvasia, il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio (o Mantellato).
Ora prendiamo l’aliscafo e spostiamoci nelle vicine Isole Eolie…
Qui alle Eolie il vitigno Malvasia venne importato dai primi colonizzatori greci intorno al 588 a.C. La viticoltura a Salina come nelle altre isole è quella che si definisce “eroica”, costituita per lo più da piccoli appezzamenti con filari disposti su terreni scoscesi; tutte le operazioni vengono condotte tradizionalmente a mano.
Alle Eolie attualmente ci sono novanta ettari coltivati a malvasia delle Lipari, quarantasei dei quali iscritti a Doc. Le uve di Malvasia di Lipari, con una piccola percentuale di quelle di Corinto Nero si fanno anche appassire per preparare i “passiti” e altri vini liquorosi dal colore giallo dorato o ambrato con profumi dolci e aromatici.
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