vitigno ribolla gialla di Oslavia

Alla scoperta della Ribolla Gialla di Oslavia.

Un vino unico

E’ opinione comune, tra i bravi vignaioli friulani, che la Ribolla Gialla di Oslavia sia un vitigno decisamente particolare: il primo a gemmare e l’ultimo a far uscire il frutto, con una buccia talmente difficile da pressare che spesso la parte migliore finisce in distillazione assieme alle vinacce.

La difficoltà di estrarre tutte le sostanze buone dall’ acino è stata uno dei motivi per cui, intorno ai primi anni Novanta, Josko Gravner, Stanko Radikon, Nico Bensa della Castellada, Dario Princic e altri produttori di Oslavia hanno maturato la decisione di provare a macerare le bucce nel mosto.

Una sorta di vinificazione “in rosso” di uve bianche, che richiamava la tradizione locale dei primi decenni del dopoguerra, quando, per pura esigenza pratica, si vinificava per alzata di cappello. In sostanza di giorno si vendemmiava e solo di sera si tornava in cantina, dove l’uva veniva pigiata e lasciata nei tini.

La mattina successiva il cappello si era alzato e si spillava solo il liquido da sotto. Era una sorta di macerazione, perché le bucce rimanevano alcune ore a contatto con il mosto; negli anni Settanta si cambiò metodo perché vennero messe in commercio le presse idrauliche, ma soprattutto perché crebbe la moda dei vini bianco-carta, che necessariamente portavano a evitare qualsiasi contatto tra mosto e bucce.

Oslavia, frazione di Gorizia ad alta densità viticola è stata senza dubbio il luogo di origine e la migliore palestra della tecnica della macerazione delle uve bianche. Una modalità di vinificazione che progressivamente ha contagiato molti altri viticoltori italiani e soprattutto i vicini produttori sloveni, che attualmente forse risultano più numerosi degli italiani nel praticare questa tecnica.

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