
Alla scoperta dei vitigni: la Falanghina.
Vite sorretta dai pali.
La Falanghina è una delle più antiche varietà campane e il suo nome sembrerebbe derivare dal latino “falange”, che evoca le aste dei militari simili a quelle usate in vigna per sostenere la vite. Qualcuno sostiene che il Falerno, il vino più ricercato dell’antichità, derivasse dalla Falanghina, ma non vi sono certezze in merito.
Nelle statistiche del 2010, e nel vocabolario comune, si parla semplicemente di Falanghina, ma dal 2005, grazie alle prove del DNA, si è scoperta la distinzione tra la Falanghina Flegrea e Beneventana. Forse sono molte di più, perché gli storici hanno ravvisato caratteri diversi di uve diffuse in differenti micro zone (la stessa “Flegrea” sembra diversa a Caserta e nei Campi Flegrei).
Essendo un vitigno non attaccato dalla fillossera, viene spesso allevato su piede franco. La sua coltivazione si estende su un’area pari al 5% dell’intera superficie vitata della regione Campania; ne troviamo qualche traccia anche in Puglia, in Molise e nel Lazio. La Falanghina viene coltivata esclusivamente in Italia.
La foglia è medio-piccola, il grappolo compatto, lungo e conico, infine l’acino si presenta di medie dimensioni, di forma sferoidale con boccia gialla/verde piuttosto pruinosa.
Dalla Falanghina nasce un vino giallo paglierino con riflessi verdognoli dal sapore fresco e gentile.
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